sabato 11 febbraio 2023

VINCENT VAN GOGH A ROMA

Roma, dallo scorso mese di ottobre, ospita a Palazzo Bonaparte una mostra su Vincent Van Gogh. Queste poche linee lette su un quotidiano, mi hanno incuriosito a tal punto da organizzarmi, avendo la fortuna di vivere ad un centinaio di chilometri dalla capitale, per andare a visitare l’esposizione di disegni e tele prestate dal museo olandese Kröller-Müller di Otterlo.Una domenica di gennaio, con mia moglie ci siamo recati a piazza Venezia, e dopo alcuni minuti di coda siamo entrati nell’atrio di questo palazzo, preparandoci all’incontro con questa personalità dell’arte. Una mostra davvero ben curata nei minimi dettagli, coinvolgente, chiara e realistica, non solo per i disegni e dipinti autentici presenti, tale da immergere il visitatore nel mondo e nell’anima di Van Gogh. Sino a quel giorno, solo il cantautore Caparezza era riuscito a proiettarmi la personalità e la grandezza di questo artista condensata con una miriade di parallelismi con la vita moderna nel brano “Mica Van Gogh”, ed ammetto che il ritornello di questa canzone mi ha aiutato a seguire l’esposizione.



Il motivo che mi ha spinto a scrivere queste righe, è scaturito dal trovarmi davanti la “Natura morta con un piatto di cipolle”, che Van Gogh dipinse nel gennaio del 1889. L’artista olandese soleva ripetere che gli interessava non ritrarre il momento di ciò che osservava, bensì il profondo della loro espressione; non il contadino che zappa, ma il momento di quando alza la testa per respirare annusando il vento, ovvero la vita. Può sembrare un controsenso, ma questa natura morta è viva! Ritrae un preciso momento della vita ordinaria di Van Gogh, ovvero ciò che era la sua vita in quel momento, le cose più importanti della sua esistenza, appena dimesso da un ospedale psichiatrico, durante il quale si automutilò un orecchio. La sua tavola apparecchiata, quindi la funzione che ci permette di vivere: il piatto di cipolle (quanto di più semplice per alimentarsi), una bottiglia di vino, il sacchetto del tabacco e la pipa, una brocca di acqua, la candela, un cerino spento, il libro “l'Annuaire de la santè” di Raspail, la ceralacca. Infine, una busta diretta a “Monsieur Vincent van Gogh”, certamente una delle tante scritte dal fratello Theo.

È nota l’intensa comunicazione epistolare tra i due fratelli, ed alcuni pannelli illustrativi riproducevano alcune di queste lettere. Nello specifico della natura morta in questione, non conoscendo la filatelia e storia postale olandese, non scendo nel dettaglio dell’affrancatura di questa busta raffigurata. Meno male che a quel tempo non esistevano le macchine affrancatrici odierne, anche se non ho dubbi che Van Gogh sarebbe riuscito a migliorare l’aspetto grafico ed a valorizzare questa impressione meccanica che fa storcere il naso a molti filatelisti.

L’autoritratto di Vincent Van Gogh salutava i visitatori: impossibile non fermarsi a contemplare questo sguardo ed immedesimarsi in lui, ammirare la sua grandezza di artista e le sue fragilità personali, proprio come noi che non siamo né artisti, né grandi.

Sante Borrelli

Scrittore U.S.F.I. (Unione Stampa Filatelica Italiana)




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